Cos'è un drawdio? E' una specie di matita che emette suoni di frequenza variabile a seconda della resistenza che si crea nel circuito costituito dalla traccia di grafite della matita, dalla mina della stessa e dal corpo di chi la tiene in mano (tranquilli, si tratta di tensioni e correnti impercettibili).
Su internet se ne trovano tantissime versioni, ma quello che ha fatto scattare la molla è stato quest'articolo di Michele Maffucci, da cui rubo anche uno schema (mi raccomando, visitate il blog, è molto bello).
In maniera molto simile a quanto descritto nell'articolo, il mio drawdio nasce per un ragazzino di una delle mie classi, affetto da autismo e particolarmente attratto da tutto ciò che è "suono".
La mia versione, sostanzialmente identica a quella dell'articolo, per quanto riguarda il circuito, differisce per la forma: invece di inserire il tutto in una matita (che sarebbe risultata abbastanza pesante), ho preferito chiudere il circuito in un involucro recuperato dall'alimentatore di un vecchio pc portatile, connettendo la matita o altri accessori attraverso un jack da 3.5 mm.
In questo modo ho potuto dotare il drawdio di una matita, di un pennello e di un sensore di luminosità, di design vagamente pasquale.
In maniera molto simile a quanto descritto nell'articolo, il mio drawdio nasce per un ragazzino di una delle mie classi, affetto da autismo e particolarmente attratto da tutto ciò che è "suono".
La mia versione, sostanzialmente identica a quella dell'articolo, per quanto riguarda il circuito, differisce per la forma: invece di inserire il tutto in una matita (che sarebbe risultata abbastanza pesante), ho preferito chiudere il circuito in un involucro recuperato dall'alimentatore di un vecchio pc portatile, connettendo la matita o altri accessori attraverso un jack da 3.5 mm.
In questo modo ho potuto dotare il drawdio di una matita, di un pennello e di un sensore di luminosità, di design vagamente pasquale.
Utilizzando la matita, basta tenerla in mano disegnando una traccia di grafite e, toccando con le dita della mano libera, la traccia, l'apparecchio emette un suono la cui altezza varia in funzione della lunghezza della traccia, ma anche della pressione della matita o delle dita e (perchè no?), di quanto siano sudate le mani (e non dite "che schifo").
Con il pennello e gli acquerelli, l'esperienza è analoga, solo che la resistenza elettrica è più bassa e quindi i suoni più acuti, con una variazione che dipende da quanto si sia asciugato il segno.
Con il sensore di luminosità il suono dipende da quanta luce colpisce l'ovetto giallo (contenente una fotoresistenza) e quindi da come viene tenuto in mano ed esposto alla luce.
Con il pennello e gli acquerelli, l'esperienza è analoga, solo che la resistenza elettrica è più bassa e quindi i suoni più acuti, con una variazione che dipende da quanto si sia asciugato il segno.
Con il sensore di luminosità il suono dipende da quanta luce colpisce l'ovetto giallo (contenente una fotoresistenza) e quindi da come viene tenuto in mano ed esposto alla luce.
Come è andata? Direi bene. L'aggeggio è stato accolto favorevolmente già fin da quando era solo un circuito di prova. Inoltre il suo fiero proprietario ha potuto dare una dimostrazione delle possibilità di utilizzo ad una classe a cui stavo spiegando alcuni concetti legati all'elettricità (immancabile, la catena resistiva umana).